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Come

STAI?

Una domanda che si perde nella frenesia delle nostre vite. Spesso non siamo davvero disposti ad ascoltare la risposta; altrettanto frequentemente la risposta diviene cortesia, per sollevare l’altro dall’imbarazzo dell'ascolto. “Hic Sunt Leones” - espressione antica che indicava sulle mappe zone ancora inesplorate, pericolose o del tutto sconosciute - potrebbe essere una buona risposta, forse un pò più vera di “bene, e tu?” . Con diversi gradi di consapevolezza, tutti noi combattiamo battaglie, tutti i giorni. Svariate ricerche scientifiche, chilogrammi di letteratura, programmi televisivi, social media e siti web straripanti informazioni, tutti sembrano concordare su una cosa: nel nostro tempo, il Leone da guardare negli occhi si chiama stress. Così agiamo a diversi livelli: miglioriamo il nostro stile di vita (alimentazione, movimento, cura del corpo... ); ci facciamo aiutare (psicoterapia, analisi, percorsi di consapevolezza...). Nel peggiore dei casi facciamo finta che tutto vada come deve andare. Ad un certo punto della vita, qualcuno mi ha condiviso un pensiero che recitava così: non so tu, ma io sono piena. C’é una ricetta per tutto, e a tutto c’é un rimedio che qualcuno vende a buon mercato. Oggi mi trovo ad essere insoddisfatta di tutto, un pò come con le diete: é sempre vero tutto ed il contrario di tutto. Oggi credo che la risposta giusta per me si trovi dentro di me. E credo che non sia la stessa per tutti. Siamo liberi di adottare ogni approccio che incontri la nostra indole; spirituale, scientifico, filosofico. Ma tutti - credo proprio tutti - cerchiamo un aiuto prima o poi nella vita. Disturbi fisici, emotivi o difficoltà sociali opprimono il petto, e credo nessuno possa obiettare al fatto che ogni buon approccio che mira ad aiutare indaghi (o debba farlo) prima di tutto l’origine del disagio e solleciti (o dovrebbe farlo) chiunque all’ascolto dei sintomi generati da quel disagio; altrimenti qualsiasi azione allevierà forse i sintomi ma non ci consentirà di guardare negli occhi il Leone. L’approccio che tanto mi appassiona é cercare la vitalità e attivarla a compensazione di quella che definiamo l’infedeltà dell’ambiente, che sia il nostro o quello esterno, e supportare le risorse fisiche, mentali e creative, che hanno tutto il potenziale del cambiamento che ci occorre a far fronte al disagio, di qualsiasi natura esso sia. Che il carico sia troppo o le nostre risorse siano erose, l’ascolto è fondamentale a ritrovare le energie.

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